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Quando si apre la pesante porta di legno, è lì che tutti quanti volgono lo sguardo. Esce per primo un fratello.
È vestito come gli altri fratelli portantini. Tiene alta con le mani una grande Croce nera, la stessa della liturgia del Cireneo. Precederà la processione, lontano dalla Madonna che non dovrà mai vedere.
Tra il prete e la Croce si inserisce un crocifisso, sostenuto da un giovane che indossa una mozzetta turchese e una corona di sparacogna; testimonianza, forse, della partecipazione alla processione di più confraternite.
È il segnale: vuol dire che i fratelli che portano ‘a Madonna sono pronti, fra poco comincerà la processione. I fratelli, li riconosci subito: un lungo camice bianco, alla vita un cordone, in testa una corona di sparacogna: un’immagine indissolubile nel tempo.
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No, non è una divinità astratta, questa Madonna, per i noceresi: è persona vera, viva, esistente. Nei pensieri, come nei dialoghi. Quando compare fuori dalla chiesa, un tremito percorre la piccola piazza.
La banda intona la "Jone", greve, sferzante. Alle finestre s'affaccia qualche luce, sui visi scende qualche lacrima, nei cuori riaffiorano ricordi, in qualche sguardo qualche immagine. L'Addolorata si sofferma sul davanzale, poi scende lenta la breve e corta scaletta di marmo. I fratelli la conducono giù. Gli zigomi si contraggono per lo sforzo, le spalle si irrigidiscono, le mani cercano la presa sulla balaustra, i piedi scovano un appoggio, l' angolo giusto in quegli stretti scalini.
Giunta nei pressi della chiesa, la Madonna viene fatta sostare nell'ingresso, dove viene collocata su un tavolo, dietro una porta chiusa.
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"Maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca".
Il momento culminante della cerimonia è quando il predicatore “chiama” la Madonna. "Vieni, o Maria, Madre del pianto, vieni a prendere tuo Figlio", grida, implora, impone, comanda. E la voce risoluta sembra rimbalzare nella navata e sui vetri, tra le colonne e i chiarori.
Il portale viene spalancato e la Madonna portata in processione in chiesa. Al suo passaggio, dalle fila dei banchi si allungano braccia, s'incrociano sguardi commossi. Il predicatore poggiando un crocefisso sulla Statua ricorda la profezia di Simeone, quando Gesù venne presentato al Tempio: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele… e anche a Te una spada trafiggerà l'anima".
Poi, la Statua della Madonna viene fatta uscire dalla chiesa e riportata all’Annunziata.
È andato scomparendo negli ultimi anni, il gruppo di uomini che si ritrovava a cantare a squarciagola laudi di Passione durante il percorso. Dimostrazione, dell'aria di festa che si è sempre respirata durante la processione, ben lontana, se si escludono i casi personali di patimento e di sofferenza di ognuno, dalla riflessione religiosa che il momento imporrebbe.
È mezzanotte, ma non c’è stanchezza, né sonno, tra la gente. E come potrebbe dopo un anno di attesa? La Madonna è ormai rientrata, tutti ritornano alle proprie dimore.
L’appuntamento è per il giorno seguente.
L’appuntamento è per il giorno seguente.
- Testo tratto dal libro "Oje è vennere Santu..." a cura di Antonio & Giovanni Mendicino.
- Foto a tratte dal sito http://www.lamiasettimanasanta.com.